Addio a Mario «Cavallo Pazzo» Manera, terzino «con il vizio del goal» - Fondazione Genoa 1893

Addio a Mario «Cavallo Pazzo» Manera, terzino «con il vizio del goal»

Addio a Mario «Cavallo Pazzo» Manera, terzino «con il vizio del goal»

Mercoledì 5 novembre 2025, all’età di settantotto anni, è deceduto a Bascapè (PV), dove era nato giovedì 20 febbraio 1947, l’ex terzino destro nei due campionati di Serie B del 1971/1972 e del 1972/1973 (il secondo conclusosi con il trionfale ritorno in Serie A, da cui il Genoa mancava da otto anni, con una stagione agonistica in Serie C nel 1970/1971), Mario «Cavallo Pazzo» Manera, che era stato acquistato con Luigi «Gigi» Simoni dal Brescia.

Difensore con spiccata propensione alla fase offensiva, Manera ha giocato con il Genoa sette incontri (senza alcuna rete segnata) di Coppa Italia e sessantacinque di Campionato, in cui realizzò ben undici reti (tre delle quali su calcio di rigore) ed è probabilmente nella storia del sodalizio più antico d’Italia il difensore con un numero di presenze almeno corrispondente a cinquanta più «prolifico» in Campionato – media in gare ufficiali: 0,142 a partita; media in Campionato: 0,169 a partita – (per la cronaca Gaetano De Rosa, che disputò una partita senza realizzare reti nella Coppa Italia 2007/2008 e cinquanta tra la Serie B 2006/2007, in cui realizzò otto reti – tutte su azione –, e la Serie A 2007/2008, in cui «restò a secco», ebbe una media realizzativa in assoluto superiore e leggermente inferiore in Campionato).

In ragione di questa sua peculiarità di terzino «con il vizio del goal», ribadita dal suo soprannome di «Cavallo Pazzo» per l’interpretazione tatticamente un po’ anarchica del ruolo in un calcio molto meno dinamico di quello attuale in cui le «proiezioni offensive» dei difensori sono all’ordine del giorno (forse fu quella la causa principale della sorprendente cessione, dopo la conquista della promozione in Serie A, all’Atalanta in cambio di Antonio Maggioni, ritenuto dall’allenatore Artuto «Sandokan» Silvestri più adatto a un campionato in cui il Genoa avrebbe dovuto più difendersi che attaccare) nell’articolo verranno ricordate le sue reti.

Alla dodicesima presenza ufficiale e ottava in Campionato Manera, bravo a intercettare un errato rilancio di Pasquale Loseto e poi a scavalcare con un beffardo pallonetto il portiere dei locali, Giuseppe «Bibi» Spalazzi, fattoglisi incontro, segnò domenica 26 dicembre 1971 la sua prima rete, quella del definitivo 1-1 a Bari, a dieci minuti dal termine dopo che i «galletti» erano passati in vantaggio sette minuti prima con Giovan Battista Pienti. Decisivo, quella volta per l’ottenimento della vittoria, che grazie alla sua rete, arrivò in rimonta per 2-1 sulla Reggiana, sul «campo neutro» casalingo di Pisa, fu il suo tiro «di prima intenzione» di destro su traversone di Giorgio «Franco» Bittolo, a dodici minuti dalla fine, domenica 5 marzo 1972 che mandò in visibilio gli oltre diecimila tifosi rossoblù presenti all’“Arena Garibaldi”, mentre tre settimane dopo il suo «tap-in» su tiro di Simoni non trattenuto dal portiere degli ospiti, Sergio Girardi, sancì al 44’ della ripresa il definitivo 3-0 sul Palermo, presentatosi al “Luigi Ferraris” da capolista in coabitazione con la Ternana. L’ultima rete di quel primo campionato con il Genoa fu quella che al 2’ della ripresa risolse a favore dei padroni di casa con un diagonale, a completamento di un’azione offensiva incominciata da Walter Speggiorini I e proseguita da Roberto «Roby» Derlin, la partita di domenica 4 giugno 1972 contro il Livorno, che uscì sconfitto per 1-2 (in quell’incontro al 10’ del primo tempo sulla linea di porta Manera aveva toccato, senza riuscire a respingerlo, il pallone calciato da Ulisse Gualtieri con cui gli ospiti avevano raggiunto il momentaneo pareggio).

Nel secondo campionato Manera trovò sùbito la rete, quella del provvisorio doppio vantaggio rossoblù con un diagonale di destro, da destra a sinistra e a mezz’altezza, su «verticalizzazione» rasoterra di Claudio Maselli, alla prima giornata, nell’incontro disputato domenica 17 settembre 1972 al “Luigi Ferraris” contro il Perugia e vinto 2-1. Domenica 1° ottobre 1972 con un forte diagonale di destro, per intercettare il quale vanamente si protese il portiere reggiano Lamberto Boranga, trasformò un calcio di rigore, portando di nuovo sul  2-0 il Genoa e rendendo ininfluente ai fini del risultato finale la rete degli ospiti, segnata da Fabio Bonci jr. a diciassette minuti dal termine. Domenica 17 dicembre 1972 portò al 21’ del primo tempo il Genoa in vantaggio con un «tap-in» di testa alla destra del portiere del Catanzaro, Claudio Bandoni, dopo che il pallone, deviato di testa da Antonio «Tony» Bordon su calcio di punizione battuto da Pierpaolo Scarrone, era stato respinto dalla traversa, poi, dopo il pareggio realizzato una dozzina di minuti dopo per gli ospiti dall’ex rossoblù Carlo «Carletto» Petrini, giunto alla sua nona rete e in quel momento capocannoniere del campionato «cadetto», colpì la traversa con un forte diagonale, «a portiere battuto», al 26’ della ripresa e tredici minuti dopo guadagnò per atterramento subìto da parte di Luigi «Gino» Maldera I un calcio di rigore che Bordon si sarebbe fatto ribattere da Bandoni. L’errore dal dischetto del centravanti friulano fece sì che fosse lui investito da Silvestri del ruolo di primo «rigorista» della squadra e la prima occasione si presentò nella successiva partita al “Luigi Ferraris” contro il Monza domenica 7 gennaio 1973: Manera eseguì a metà della ripresa fiaccamente il calcio di rigore e il pallone venne intercettato da Romano Cazzaniga, tuffatosi alla sua destra, ma, essendo quattro calciatori brianzoli entrati in area di rigore prima della battuta, l’arbitro Enzo Barbaresco di Cormons, decretò la ripetizione della «massima punizione», calciata sempre dal terzino rossoblù con un diagonale di destro, molto più forte e angolato del precedente, che non diede possibilità a Cazzaniga, che si era nuovamente tuffato dalla parte giusta, di evitare quella che sarebbe stata l’unica rete dell’incontro. La giornata probabilmente più memorabile della carriera di Manera fu quella del «big-match» di domenica 11 febbraio 1973 al “Luigi Ferraris”, gremito da circa cinquantacinquemila spettatori, tra le due capolista Genoa e Cesena, in cui nella ripresa trasformò un calcio di rigore, da lui conquistato per atterramento sùbito da parte di Augusto Scala, decidendo di cambiare la direzione della battuta che andò alla sinistra del portiere avversario, Claudio Antonio Mantovani II, il quale, tuffatosi dalla parte giusta, non riuscì a respingere il pallone calciato di interno destro a mezz’altezza e «a fil di palo», e dopo il provvisorio pareggio dei romagnoli con Francesco Brignani al 20’, segnò la rete della vittoria per 2-1, sfruttando una «torre» di Bittolo su traversone dalla destra di Bordon, facendo partire, dopo aver «addomesticato» il pallone con il plesso solare, un angolato diagonale a mezz’altezza in «demi-volée» di sinistro da sette metri che mandò il pallone nella porta sottostante la Gradinata Nord, i cui tifosi esplosero in un poderoso boato, al 26’. Manera realizzò l’ultima sua rete con la maglia del Genoa domenica 29 aprile 1973, dando al “Luigi Ferraris” la vittoria alla compagine rossoblù contro l’Arezzo con una «bordata» dopo soli otto minuti di gioco da circa venticinque metri che mandò il pallone a una ventina di centimetri da terra a infilarsi alla sinistra dell’esterrefatto portiere Paolo «Paolone» Conti.

Alla famiglia Manera vadano le più sentite condoglianze della Fondazione Genoa 1893, che ricorda con emozione la visita fatta giovedì 3 ottobre 2019 dall’ex beniamino dei tifosi rossoblù al Museo della Storia del Genoa, al quale ha successivamente donato una copia del libro di Ernesto Prandi, pubblicato l’anno dopo, “Mario Manera. Una vita da campione (e altre storie)”, che sempre sarà conservata con cura.

Stefano Massa (membro del Comitato Storico Scientifico della Fondazione Genoa 1893