Cento anni fa l'eroico esordio di Giovanni De Prà nella Nazionale Italiana - Fondazione Genoa 1893

Cento anni fa l’eroico esordio di Giovanni De Prà nella Nazionale Italiana

Cento anni fa l’eroico esordio di Giovanni De Prà nella Nazionale Italiana

La formazione italiana che affrontò sul “Campo del Milan” domenica 9 marzo 1924 la Spagna, pareggiando per 0-0. In piedi, da sinistra a destra: Catto [Genoa], Borello [Pro Vercelli], Baloncieri [Alessandria], V. Rosetta [Pro Vercelli – formalmente –], De Prà [Genoa], R. De Vecchi [Genoa], L. Conti [Internazionale], L. Burlando [Genoa], O. Barbieri [Genoa], Ardissone [Pro Vercelli (riserva)], S. Rosso [Pro Vercelli (riserva)]; in basso, da sinistra a destra: Pilotta [Internazionale (massaggiatore)], Leale [Genoa], Caligaris [Casale (riserva)], Brancolini [Modena (riserva)], Cevenini III [Internazionale]

I colpi inferti dalle «Furie Rosse» non riuscirono ad abbattere l’esordiente portiere del Genoa, che mantenne la porta inviolata Domenica 9 marzo 1924 sul poco capiente e sovraffollato “Campo del Milan” (esperienza di cui si sarebbe dovuto tenere conto quindici mesi dopo per non considerarlo sede idonea a ospitare il famigerato Spareggio della Finale della Lega del Nord tra Genoa e Bologna, in cui ci fu il «goal-fantasma» del felsineo Giuseppe «Teresita» Muzzioli con il pubblico oltre i reticolati nel «campo per destinazione»), il nuovo Commissario Unico della Nazionale Italiana, Vittorio Pozzo, che si avvaleva della collaborazione degli allenatori inglesi del Genoa – «Mister» William Thomas «Billy» Garbutt – e del Padova – Herbert Burgess – decise di operare profonde modifiche nella squadra azzurra travolta sette settimane prima dagli austriaci che si erano imposti per 4-0 sul “Campo del Genoa”, confermando solamente quattro undicesimi di quella formazione e affidandosi al «blocco» della squadra campione d’Italia – il Genoa – con il mediano sinistro Ettore Leale, che aveva giocato con la maglia degli Azzurri solamente una volta – sempre a Milano, ma al “Velodromo Sempione” – domenica 15 gennaio 1922 nel pareggio per 3-3 contro l’Austria, messo a fianco dei compagni di reparto in maglia rossoblù Ottavio Barbieri e Luigi «Luigin» Barbieri, e con due esordienti, il portiere Giovanni «Ragno» De Prà e il centravanti Edoardo «Edo» Catto. Il sesto genoano era l’«iconico» capitano sia dei campioni d’Italia sia degli Azzurri, Renzo «il figlio di Dio» De Vecchi. Leale e Catto non avrebbero più giocato nella Nazionale Italiana, mentre De Prà diciotto volte, Barbieri dieci, Burlando e De Vecchi sei ciascuno. Il record di sei giocatori rossoblù in campo con la Nazionale Italiana stabilito quel giorno sarebbe stato battuto di un’unità all’”Olympia Stadion” di Berlino domenica 26 novembre 1939 in Germania-Italia 5-2, quando Pozzo volle provare il «Sistema» che era stato introdotto nel nostro Paese dal Genova 1893 (come si chiamava da undici anni il sodalizio più antico d’Italia in omaggio all’autarchia linguistica fascista).

Il ventitreenne De Prà, la cui riserva era il portiere del Modena, Fausto Brancolini, si accingeva a vivere l’indimenticabile giornata che tutti i calciatori sognano: quella dell’esordio con la Nazionale Italiana. Curiosamente quel giorno il suo omologo spagnolo era Ricardo «Sua Maestà, il Re del Goal» Zamora Martínez, di qualche mese più giovane, uno dei più forti interpreti del ruolo di estremo difensore dell’intera storia del calcio, e alla vigilia dell’incontro “La Gazzetta dello Sport” accompagnava con le fotografie di una deviazione di pugno con il braccio destro alzato del portiere genovese al “Barracas” di Buenos Aires durante la tournée transoceanica dell’estate precedente e di una parata in plastico tuffo di quello iberico la presentazione di Bruno «Ghiro» Roghi, nella quale si leggeva: “De Prà è un neo-azzurro. Siamo tranquilli. È un ragazzo che accoppia all’atletica costituzione fisica l’agilità del leopardo. Le rigurgitanti arene dell’America latina e le strenue partite giocate laggiù dal Genoa hanno temprato i nervi del biondo guardiano [della porta]. La sua parata è scevra di truccature melodrammatiche, Il suo stile ha la sigla della classe e della misura. È una [«]recluta[»] che si «è fatta» attraverso un serio tirocinio”.

Sempre dalle colonne della «rosea» di due giorni dopo si possono trarre dal resoconto dell’incontro redatto da Luigi Ferrario tutte le informazioni necessarie a comprendere la validità tecnica e l’eccezionale stoicismo dell’esordiente portiere. Al 33’ del primo tempo “Zabala e Laca corrono verso la porta di De Prà; la nostra linea mediana è scavalcata [in velocità] e i nostri due terzini[, V. Rosetta e R. De Vecchi,] attendono troppo a farsi sotto: è un attimo! De Prà si precipita fra i piedi dei due spagnuoli, toglie il pallone a Zabala e riceve da questi un calcio al viso. La parata che ha costituito il primo collaudo del nostro [nuovo portiere] azzurro fa scattare il pubblico in un applauso scrosciante, entusiasta. L’arbitro [belga Cristophe] ha fischiato il giuoco pericoloso [della mezzala sinistra degli ospiti] e De Prà è [a terra] dolorante: la interruzione per apportargli cure [e] per rimetterlo in condizioni di riprendere il suo posto dura esattamente un minuto.”. “Al 24’ [della ripresa] gli avanti spagnoli operano una nuova calata in linea: De Prà si fa loro [in]contro, strappa [loro] il pallone e va a terra. Zabala trova modo di colpirlo ancora di fianco provocando nuove proteste del pubblico e peggiorando le condizioni fisiche del nostro estremo difensore che, pure zoppicante, rimane al suo posto.”. “[Al 36’ del secondo tempo] è Laca che va tutto solo contro De Prà; ma questi sventa l’azione [pericolosissima per la sua porta] col solito grande coraggio. Ma Samitier riprende il ball e si lancia addosso a De Prà, il quale si salva in giuoco pericoloso [passivo], rimanendo colpito da un ennesimo calcio [e restamdo a terra come nell’occasione precedente per due minuti (l’arbitro fischiò, però, la fine dell’incontro al 45’)]. Qui si verifica un inopportuno intervento di Pilotta, masseuer della «nazionale» [ed ex campione italiano di pugilato nelle categorie dei mediomassimi e dei massimi], contro il colpevole del quarto calcio a danno del nostro portiere. L’incidente porta giustamente alla esclusione di Pilotta dal campo. Gli eroismi di De Prà, che qual fibra di acciaio di vera tempra italiana, si spezza anziché piegarsi, hanno fatto scattare il pubblico in una immensa ovazione [in suo onore].”. “Ed il portiere italiano, mentre risale nello spogliatoio, si abbatte di peso [a terra]. È sfinito! Soltanto la fiamma della volontà l’ha sostenuto. La battaglia [calcistica] è finita ed egli cade bocconi. Onore a De Prà.”.

Le reazioni all’eroica prestazione del portiere del Genoa al suo esordio nella Nazionale Italiana Pozzo commentò così in un’intervista «a caldo» riportata dal giornale sportivo milanese: “Le stesse difficoltà di De Prà non sono state create da tiri formidabili ma dalla decisione degli avversari nelle cariche, corrette e non corrette.”. “Superiore all’elogio è stata la difesa italiana e particolare omaggio va reso al coraggio leonino di De Prà che è rimasto al posto suo in condizioni [di menomazione fisica] tali che nessun [altro] portiere avrebbe potuto sopportare.” Sempre su “La Gazzetta dello Sport” del giorno successivo all’incontro Roghi espresse questo articolato giudizio: “La difesa [italiana] ha avuto in De Prà il suo eroe. Il giovane genoano è arrivato in «nazionale» dopo un serio tirocinio di matches difficili [con il Genoa]. La classe e la forma erano state bene collaudate. Punto oscuro [che rimaneva]: avrebbe l’emozione [dell’esordio con gli Azzurri] fatto presa su di lui? De Prà ha sbaragliato ogni pur pallida riserva [sul suo conto]. Si è battuto come una tigre. Ha salvato situazioni disperate: Ha affrontato il pericolo dei tuffi più arditi con una serenità [assoluta] ed una abnegazione commovente. Ha strappato un pallone a Zabala con un plongeon impressionante. È caduto tre volte, seriamente contuso, rudemente colpito da Zabala [e da Laca]. Si è rialzato sempre coll’istinto felino intatto! Ha bloccato nella ripresa un pallone [indirizzato] nell’angolo alto della rete con un guizzo e una prontezza d’occhio sorprendenti. La «recluta» ha debuttato gloriosamente.”.

Al di là dei giudizi largamente positivi, restava la preoccupazione sulle condizioni fisiche del portiere genovese, su cui la «rosea» di lunedì 10 marzo scrisse: “Il coraggioso nuovo portiere della Nazionale [Italiana], appena terminata la partita, non poté oltre reggere all’atroce dolore. Dovette essere trasportato all’albergo [sede del ritiro degli Azzurri] a mezzo della autoambulanza della Croce Verde. Assoggettato ad una accurata visita sanitaria, gli vennero riscontrate contusioni gravi. Un travaso [di sangue] interno al collo, difficoltà e dolori fitti nell’atto della respirazione e forte gonfiore all’attacco del femore col bacino, con sospetto di scheggiatura dell’osso [lo affliggevano]. De Prà non volle tenere [il regime della permanenza a] letto e passò la serata coi compagni di squadra, rimandando di un giorno le cure del caso. Oggi verrà sottoposto alla radioscopia.”. Venerdì 14 marzo “La Gazzetta dello Sport” pubblicò una lettera scritta due giorni prima dallo stesso De Prà, il quale si dichiarava commosso degli attestati di affetto e di stima ricevuti dagli sportivi italiani e comunicava l’esito degli esami fatti a Genova con il prof. Cardinale, radiologo, e il prof. Drago, chirurgo, che qualche mese dopo avrebbe effettuato la prima operazione di menisco in Italia a un calciatore, Cesare «Cesarino» Alberti II, lasciato libero dal Bologna, che lo aveva giudicato per sempre impossibilitato a riprendere l’attività agonistica, e tesserato dal Genoa: “Il sig. De Prà Giovanni è affetto da contusione profonda alla regione latero-cervicale sinistra con vasto ematoma sottoaponeurotico, da contusione alla regione lombo-iliaca sinistra con ematoma sottocutaneo e sottoaponeurotico. Tali lesioni sono guaribili in giorni 20 salvo complicazioni.”.

In realtà, De Prà, dopo aver ceduto il posto domenica 16 marzo dalla sua riserva Ferdinando Seriolo nell’incontro perso 0-1 in casa della Sampierdarenese, sarebbe tornato in campo già il 23 in occasione di Genoa-Juventus 1-1, quando ricevette pochi minuti prima dell’inizio dell’incontro dalle mani di Giulio Corradino «Gavroche» Corradini, direttore del “Guerin Sportivo”, il frutto di una sottoscrizione promossa presso gli sportivi italiani dal settimanale torinese per ringraziarlo dell’eroica prestazione contro la Spagna: un orologio d’oro a doppia calotta con cifre incise, un’artistica catenella lavorata a mano e una medaglia d’oro di 50 grammi, con contorno cesellato e la dicitura in smalto GLI SPORTIVI ITALIANI/ RICORDANDO L’EROICA DIFESA DI/ GIOVANNI DE PRÀ/NELL’EPICO MATCH/ITALIA-SPAGNA/IL 9 MARZO 1924/AUSPICE/IL GUERIN SPORTIVO. Essendo tardivamente arrivate altre sottoscrizioni per un ammontare di circa 700 lire, il portiere genoano le destinò all’istituzione di una Coppa Challenge biennale per giovani calciatori.

 

Stefano Massa

(membro del Comitato Storico Scientifico della Fondazione Genoa 1893)