Addio a Francesco Rizzo, centrocampista offensivo di qualità nel Genoa degli anni Setttanta - Fondazione Genoa 1893

Addio a Francesco Rizzo, centrocampista offensivo di qualità nel Genoa degli anni Setttanta

Addio a Francesco Rizzo, centrocampista offensivo di qualità nel Genoa degli anni Setttanta

A poco più di settantanove anni è deceduto domenica 17 luglio 2022 Francesco «Franco» Rizzo, nato domenica 30 maggio 1943 a Rovito, in provincia di Cosenza, che aveva concluso la sua brillante carriera (due presenze e altrettante reti – entrambe segnate alla Bulgaria nella partita amichevole dell’esordio, disputata martedì 14 giugno 1966 al “Comunale” di Bologna e vinta 6-1 dagli Azzurri, in cui, entrato all’inizio della ripresa al posto di Gianni «il Golden Boy» Rivera, andò in rete al 13’ e al 25’ – nella Nazionale Italiana e uno Scudetto – quello 1968/1969 – indossando la maglia viola della Fiorentina) con un lustro di militanza genoana tra il 1974 e il 1979.

Nell’autunno del 1974, il Genoa, appena retrocesso in Serie B e guidato da Guido «Guidone» Vincenzi, che aveva perso per molti mesi a seguito di un grave infortunio durante l’incontro interno di Coppa Italia con la Roma – vittoriosa per 3-0 domenica 8 settembre – Mario «Mariolino» Corso e aveva iniziato il Campionato con quattro vittorie consecutive, ma poi era stata nettamente battuto 0-3 a Taranto domenica 27 ottobre, si assicurò due giorni dopo il trentunenne centrocampista offensivo calabrese, inspiegabilmente mai utilizzato da Eugenio «il tedesco di Borgotaro» Bersellini, allenatore del Cesena, che lo aveva acquistato durante l’estate dal Catanzaro, e il 25% del cartellino del diciannovenne Alfredo Canzanese, entrato a far parte della «rosa» rossoblù come contropartita della metà del centravanti Antonio «Tony» Bordon, incassando nella compra-vendita quasi 150.000.000 di lire. Subentrando al 10’ della ripresa a Sergio «Rosso» Rossetti nel tentativo non riuscito di pareggiare a Pescara, dove il Genoa stava perdendo 0-1 (risultato che non mutò più) domenica 3 novembre nell’incontro valido per la VI giornata, Rizzo disputò la prima delle sue centotrenta partite (ottantotto di Serie B con undici reti e diciannove di Serie A con una segnatura, diciannove con tre reti di Coppa Italia e quattro senza realizzazioni di Coppa Piano Karl Rappan) con la maglia del Genoa. Nei successivi trentadue incontri di quel suo primo campionato con il Genoa Rizzo sommò ventotto presenze, di cui ventitré dall’inizio – senza venir mai sostituito – e cinque da subentrante, andando in rete per tre volte, in tutte le occasioni nella ripresa e su calci di punizione battuti di destro – nel secondo caso «a due» in area di rigore, con pallone passatogli da Giorgio «Franco» Bittolo – con l’ultima segnatura dell’incontro (in casa al 26’ nell’1-1 contro l’Alessandria di domenica 15 dicembre 1974 e al 34’ nel 2-1 contro il Pescara di domenica 23 marzo 1975 – ci furono due impercettibili deviazioni di due avversari nelle barriere, il grigio Angelo Volpato e del biancoazzurro Gianni Palanca I, fratello maggiore di Massimo, il ben più noto «Piedino» – e in trasferta nel 2-1 a Perugia di domenica 18 maggio 1975).

La stagione migliore di Rizzo al Genoa fu senz’altro quella del 1975/1976, in cui nella squadra guidata fin dall’inizio da Luigi «Gigi» Simoni, allenatore rossoblù fin dall’ultima giornata di andata del precedente campionato, vinse la concorrenza di Otello Catanìa, che gli era stato preferito ai tempi di Cesena. Rizzo giocò in otto (i primi due da subentrante, gli altri dal primo all’ultimo minuto) dei dieci incontri di Coppa Italia (il Vecchio Grifone si era qualificato a uno dei due gironi di Semifinale, a cui partecipò senza velleità, essendo impegnato nella conquista, poi ottenuta, della promozione in Serie A, e Rizzo, segnando con un tiro da distanza ravvicinata al termine di una caparbia azione personale al 16’ della ripresa la rete del definitivo 1-1 nell’incontro casalingo con l’Hellas Verona di mercoledì 2 giugno 1976, gli evitò l’onta di non racimolare nemmeno un punto in sei partite). Ancora più rilevante fu il suo apporto alla promozione nella massima serie: venticinque presenze dall’inizio con sole tre sostituzioni e un’espulsione (a venti minuti dalla fine per somma di ammonizioni nell’incontro casalingo vinto 3-1 contro l’Atalanta domenica 16 novembre 1976) e nove da subentrante con un importante contributo di sette reti (l’unica segnatura nell’1-2 al “Cibali” di Catania, quando i rossoazzurri conducevano con il doppio vantaggio, al 24’ della ripresa con il solito poderoso destro su calcio di punizione dal limite dell’area di rigore toccatogli da Ignazio Arcoleo domenica 9 novembre 1975; la doppietta «da antologia» al 40’ del primo tempo – «bordata» di destro da una trentina di metri su colpo di tacco di Bruno «Brunetto» Conti sr. – e al 14’ della ripresa – angolato diagonale al volo di esterno destro da sinistra, su passaggio di Paolo Mariani – con pallone mandato a «baciare» l’interno del palo destro prima di infilarsi in porta – nel 4-0 interno rifilato alla Sambenedettese domenica 30 novembre 1975; la seconda delle cinque reti genoane – a due – segnate in casa al Brescia al 34’ del primo tempo – tocco da distanza ravvicinata un paio di minuti dopo l’ingresso in campo al posto dell’italo-venezuelano Denis Mendoza, su traversone basso dalla destra di Arcoleo passato tra molte gambe – domenica 1° febbraio 1976; il goal del primo pareggio al 42’ del primo tempo – diagonale al volo di destro su traversone dalla sinistra di Rossetti – nel 2-2 casalingo contro il LaneRossi Vicenza di domenica 11 aprile 1976 e – soprattutto! – la fondamentale doppietta, «confezionata» con due «missili» di destro rispettivamente da venti su respinta della difesa abruzzese di un tiro di Conti sr. al 35’ del primo tempo e da venticinque metri su calcio di punizione «a due» al 29’ della ripresa, grazie a cui venne violato con «il più classico dei risultati» lo stadio “Adriatico” di Pescara domenica 30 maggio 1976 alla quartultima giornata).

Nonostante avesse ormai trentatré anni, Rizzo godeva di grande credito nelle gerarchie della neopromossa formazione rossoblù come evidenziato dal fatto che era stato schierato dall’inizio in tutti i primi nove incontri ufficiali (i quattro del Girone Eliminatorio B della Coppa Italia, in cui, dopo una serie di passaggi con Claudio Onofri, segnò al 29’ della ripresa con un tocco di precisione a eludere l’uscita «bassa» dell’estremo difensore scaligero Franco Superchi, la rete del definitivo 3-0 al “Marc’Antonio Bentegodi” contro l’Hellas Verona domenica 29 agosto 1976, e nei primi cinque di Campionato, venendo sostituito solamente a metà della ripresa da Rossetti a Perugia domenica 31 ottobre nella partita che sarebbe stata vinta 2-1 dai padroni di casa grazie a una rete di Nello Scarpa a dieci minuti dalla fine). Dopo il derby interno, pareggiato 1-1 domenica 7 novembre, insorsero gravi problemi al nervo sciatico della gamba destra, che impedirono a Rizzo di scendere ancora in campo in quella che fu per lui la stagione cronologicamente centrale della sua militanza genoana.

Con la nuova stagione agonistica Rizzo tornò in campo, giocando in Coppa Italia da subentrante in tre occasioni «spezzoni» di poco più di un’ora complessiva e poi undici partite da titolare (con tre sostituzioni) e tre incontri, entrando in campo dalla panchina, in Campionato, in cui sbloccò al 27’ del primo tempo il risultato in Genoa-Fiorentina 2-1 di domenica 22 gennaio 1978 (quella che fu la trentaseiesima e ultima rete su duecentoventuno presenze nella massima serie venne realizzata, su cross dalla destra di Piero «Pierino» Ghetti con un colpo di testa da una decina di metri nell’angolino basso sinistro della porta difesa dal non ancora ventenne Giovanni Galli sr., vanamente protesosi in tuffo). Al termine di quello sfortunatissimo Campionato che aveva visto il Genoa – primo da solo dopo quattro giornate – retrocedere in Serie B per una sola rete di differenza reti rispetto proprio ai viola appaiati in classifica, l’allenatore Simoni si dimise e il suo vice, Sergio Pini, guidò per le quattro partite (andata e ritorno contro gli ungheresi dell’Ujpesti Dosza e gli austriaci del First Vienna) i rossoblù nell’inutile partecipazione alla Coppa Piano Karl Rappan), in cui Rizzo fu sempre in campo, una volta da subentrante e tre da titolare (con una sostituzione).

La stagione agonistica 1978/1979 che concluse la prestigiosa carriera di Rizzo, iniziò con la partecipazione per tutta la durata degli incontri alle prime due partite (la vittoria «corsara» a Bergamo domenica 27 agosto 1978 per 3-1 contro l’Atalanta, militante nella categoria superiore, grazie anche alla sua rete, che ridiede il vantaggio agli ospiti, a dieci minuti dalla fine con un gran diagonale di destro sotto la traversa scoccato dal limite dell’area di rigore e la sconfitta per 0-1 nel derby interno di tre giorni dopo). In Campionato i «gettoni di presenza» furono venticinque con ventuno partite dall’inizio (cinque non completate per quattro sostituzioni e un’espulsione a tre minuti dalla fine per doppia ammonizione nella vittoria casalinga per 2-1 contro l’Udinese di domenica 15 ottobre 1978) e quattro subentri. Bellissima fu la sua unica e ultima rete, che sbloccò il risultato al 28’ del primo tempo in Sambenedettese-Genoa 1-1 di domenica 29 aprile 1979: calcio di punizione tirato da circa venticinque metri con il destro con pallone che dopo aver sorvolato la barriera si infilò in porta sotto la traversa.

Alla famiglia Rizzo vadano le più sentite condoglianze della Fondazione Genoa 1893.

   Stefano Massa