Genoa ed Atalanta cento volte avversari - Fondazione Genoa 1893

Genoa ed Atalanta cento volte avversari

Genoa ed Atalanta cento volte avversari

GENOA, ITALY - SEPTEMBER 15: Duvan Zapata of Atalanta (left) and Cristian Zapata of Genoa during the Serie A match between Genoa CFC and Atalanta BC at Stadio Luigi Ferraris on September 15, 2019 in Genoa, Italy. (Photo by Paolo Rattini/Getty Images)

L’incontro di domenica 2 febbraio 2020 tra Atalanta e Genoa sarà il centesimo ufficiale tra le due squadre. Ripercorriamo la storia dei dieci più significativi tra i novantanove finora disputati.

Domenica 12 settembre 1937 – Genova 1893-Atalanta 0-0 – Ottavio Barbieri «imbavaglia» il suo «maestro» William Thomas Garbutt: Nata cento anni fa dalla fusione tra i bianconeri dell’Atalanta e i biancoazzurri della Bergamasca (ecco perché la maglia della squadra di Bergamo è neroazzurra!), il sodalizio orobico dopo quel «matrimonio» societario disputò negli anni Venti del secolo scorso tre campionati nella massima serie non ancora «a girone unico», al quale avrebbe fatto accesso nel 1937, grazie al secondo posto nel campionato «cadetto» alle spalle del Livorno. La prima partita degli orobici nella massima serie «a girone unico», che all’epoca si chiamava Divisione Nazionale A, fu al “Luigi Ferraris” contro il temibile Genova 1893 (nome in omaggio all’autarchia linguistica del Fascismo adottato nove anni prima dal sodalizio rossoblù), sulla cui panchina sedeva da tre mesi, dopo averla lasciata dieci anni prima, il tecnico inglese «Mister» William Thomas «Billy» Garbutt. L’allenatore dei neroazzurri già dalla stagione agonistica precedente era Ottavio Barbieri, che dal 1919 al 1932 aveva ininterrottamente vestito la casacca rossoblù per tredici campionati, i primi otto dei quali sotto la guida dell’allenatore albionico che quel giorno si trovava a fronteggiare. L’incontro, disturbato dal vento, vide la prevalenza degli ospiti nel primo tempo e dei padroni di casa nella ripresa con grandi parate dei portieri genovano Manlio Bacigalupo III ed atalantino Loris «Spaghino» Borgioli.

Domenica 10 marzo 1946 – Atalanta-Genoa 2-2 – Nell’intervallo fuga per il… pareggio dell’allenatore genoano József Violak dopo una lite con il portiere Orlando Sain: Battuto nel primo tempo al 22’ da una gran botta di Aldo «il Bombardiere di Seregno» Boffi sugli sviluppi di un calcio di punizione tirato da Adriano Gé, che aveva respinto (due minuti dopo l’ala sinistra Pietro «Pierino» Sotgiu aveva ristabilito la parità), e al 27’ da un tiro di precisione nell’angolino alla sua destra di Walter Del Medico, presentatosi davanti a lui in solitudine, il portiere genoano Orlando Sain venne duramente attaccato nell’intervallo dall’allenatore ungherese József «Beppe» Violak, il quale si dimise seduta stante e se ne andò dallo stadio. Molto più stimolato che turbato dall’alterco con il suo ormai ex tecnico, Sain, rientrato in campo, si rese autore di decisive parate, che permisero al Genoa di pareggiare a Bergamo in virtù della rete a metà della ripresa dell’ala destra Giacomo «Ghecche» Neri. La squadra sarebbe poi stata affidata a Barbieri (liberatosi dai vincoli contrattuali con la Sampierdarenese, che lo aveva esonerato, sostituendolo con Luigi Cornetto), il quarto allenatore rossoblù in quella stagione dopo Guido Ara, Enrico «Richin» Silvestri e il soprammenzionato tecnico magiaro, ma non l’ultimo, perché nelle ultime sette partite della Coppa Alta Italia (riservata alle squadre non qualificate al Girone Finale del Campionato Italiano) l’allenatore fu Garbutt, rientrato dall’Inghilterra.

Domenica 17 aprile 1960 – Atalanta-Genoa 2-1 – Presunto illecito sportivo del Genoa, comunque sconfitto a Bergamo, pagato a caro prezzo: Passato in vantaggio al 21’ con una rete di Paolo «Paolone» Barison (tocco, al termine di una triangolazione con Mario «Panta» Pantaleoni III, sulla non tempestiva uscita del portiere atalantino Zaccaria «Zac» Cometti), il Genoa venne raggiunto allo scadere del primo tempo da un calcio di rigore concesso in maniera molto discutibile per un intervento di Bruno «Brunin» Baveni su Enrico «Chicco» Nova dal signor Bruno De Marchi di Pordenone e trasformato da Rino Marchesi e definitivamente superato dall’Atalanta al 9’ della ripresa con un tiro non irresistibile di Angelo «Paperino» Longoni non trattenuto dal portiere Lorenzo Piccoli. Quella sconfitta ribadì con sole sette partite da disputare (la vittoria fruttava all’epoca due punti) il destino di retrocessione del Genoa (a quel punto distaccato di cinque punti dal Napoli, che occupava la meno sicura delle «poltrone» con vista sulla successiva Serie A), ma i guai per il sodalizio rossoblù non finirono con il triplice fischio dell’arbitro friulano, perché successivamente emerse che l’ex calciatore Gino «Capeo» Cappello IV si era recato a Bergamo ed aveva contattato il giorno precedente un suo ex compagno di squadra nei campionati 1952/1953 e 1953/1954 nel Bologna, il terzino destro Giovanni «Nello» Cattozzo, il quale aveva accettato il milione di lire – per ricavarne una prova accusatoria anziché un beneficio personale – offertogli per perdere l’indomani, allertando immediatamente il vicepresidente dell’Atalanta, Luigi Tentorio, che, a sua volta, aveva informato l’Ufficio Indagini della Lega Nazionale Calcio guidato da Dario Angelini, con il risultato che nel processo celebrato martedì 1° giugno 1960 Cappello IV venne radiato a vita e il Genoa privato di tutti e diciotto i punti raccolti in quel Campionato in cui era il «fanalino di coda» e penalizzato di dieci (poi ridotti a sette ad ottobre) nel successivo di Serie B.

Mercoledì 24 giugno 1964 – Genoa-Atalanta 1-0 – Franco Rivara dà la vittoria al Genoa nel suo primo match all’estero contro una squadra italiana giocato: Visto che la Triestina rappresentò negli otto massimi campionati italiani compresi tra il 1945/1946 e il 1952/1953 una città al di là dei confini nazionali e, conseguentemente, gli incontri disputati in casa dei rossoalabardati dal Genoa sono di fatto con una formazione straniera (in quel periodo Trieste era nella cosiddetta Zona A sotto l’amministrazione degli Alleati franco-anglo-statunitensi), l’incontro con l’Atalanta al “Letzigrund” di Zurigo del girone eliminatorio della quinta edizione della Coppa delle Alpi (aperta a formazioni italiane ed elvetiche poi vinta dalla compagine rossoblù una settimana dopo con un successo per 2-0 sul Catania al “Wankdorf” di Berna) va annoverato come il primo ufficiale all’estero del Genoa contro una formazione italiana: esso venne risolto a favore dei rossoblù da una rete nel primo tempo di Franco «il Tigre di Ronco» Rivara.

Domenica 14 giugno 1981 – Atalanta-Genoa 1-2 – La Dea all’«inferno» e il Grifone in «paradiso»: Sostenuto da quindicimila tifosi giunti a Bergamo con automobili, motociclette, pullman e due treni speciali, il Genoa, appaiato a tre ore dal termine del Campionato di Serie B al secondo posto con Cesena e Lazio (i posti per la Serie A 1981/1982 erano tre e quel giorno, con la vittoria casalinga per 1-0 nel derby provinciale contro il Monza, il Milan si sarebbe assicurato il primo), affrontava un’Atalanta in una situazione sportivamente drammatica (un punto e tre goals in meno in differenza reti rispetto al Varese, la più pericolante tra le squadre virtualmente salve, e la prospettiva di dover giocare l’ultima partita a “La Fiorita” di Cesena). Passato in vantaggio dopo soli otto minuti con un forte ed angolatissimo tiro di destro da circa trenta metri di Giovanni Lorini (alla sua unica realizzazione nel biennio di militanza rossoblù), il Genoa venne raggiunto diciannove minuti dopo da un calcio di rigore concesso dal signor Enzo Barbaresco di Cormons per un tocco con il braccio destro dalla discutibile volontarietà di Claudio Onofri su traversone di Giovanni «Vavà» Vavasssori e trasformato da Augusto «Gusto goal» Scala per poi riportarsi definitivamente in vantaggio al 3’ della ripresa per un’autorete di Daniele Filisetti su cross di Onofri. Quando, a partita ultimata, i tifosi locali avevano lasciato lo stadio con la consapevolezza che nella successiva stagione agonistica per la prima – e finora unica – volta la loro squadra del cuore avrebbe giocato in Serie C, arrivò il vero momento-clou della giornata, quando giunse dalla trasmissione radiofonica “Tutto il calcio minuto per minuto” la notizia che allo stadio “Olimpico” di Roma, dove la ripresa della partita tra Lazio e LaneRossi Vicenza era iniziata con grande ritardo, i padroni di casa avevano l’occasione di portarsi sul 2-1 a seguito della concessione a loro favore di un calcio di rigore. La fallita esecuzione (seguita con pari trepidazione e… auspici opposti dagli occhi dei tifosi biancocelesti presenti nello stadio capitolino e dalle orecchie incollate alle radioline di quelli rossoblù) di Stefano Chiodi, che calciò il pallone fuori, fece esplodere la gioia della tifoseria quel giorno maggiormente rappresentata al “Comunale” di Bergamo.

Domenica 30 maggio 1993 – Atalanta-Genoa 1-2 – Micidiali contropiedi rossoblù a Bologna: Al “Renato Dall’Ara” di Bologna (campo neutro per le intemperanze dei tifosi orobici nell’incontro vinto 2-0 dai padroni di casa del Brescia tre settimane prima) il Genoa di Claudio Maselli, sostenuto da circa duemilacinquecento tifosi, giocava alla penultima giornata una partita decisiva per poter festeggiare in Serie A a settembre il Centenario della fondazione, contro l’Atalanta di Marcello «il Paul Newman della Versilia» Lippi che sperava di ottenere la qualificazione alla Coppa U.E.F.A.. Dopo essere stato più volte salvato nel primo tempo dal proprio portiere Gianpaolo Spagnulo (autore di grandi interventi anche nella ripresa), il Genoa passò improvvisamente in vantaggio al 2’ della ripresa con una conclusione di sinistro a pochi metri dal palo destro di Andrea Fortunato, imbeccato da un lancio in profondità sul lato sinistro del fronte d’attacco degli ospiti operato dal brasiliano Cláudio Ibrahim Vaz Leal «Branco», e raddoppiò al 33’ con un’azione di rimessa di Gennaro «Gennarino» Ruotolo, che, superato l’uruguayano Pablo Rónald «Pigna» Montero Iglesias a centrocampo, riuscì a non farsi recuperare nello scatto da lui e da Teobaldo Bigliardi e, appena entrato in area di rigore, a «trafiggere» con un tiro di interno destro il portiere Fabrizio Ferron (sei minuti dopo, in una convulsa azione sugli sviluppi di un calcio d’angolo, l’italiano nato in Libia Roberto «Birillo» Bordin accorciò le distanze con una «zampata» di destro, rendendo emozionanti gli ultimi minuti dell’incontro, in cui la porta del Genoa non capitolò più).

Mercoledì 24 settembre 1997 – Atalanta-Genoa 4-0 – In poco più di mezz’ora incredibile «remuntada» orobica in Coppa Italia: Dopo aver sorprendentemente – miltando in Serie B, mentre gli orobici erano nella massima categoria – vinto per 3-0 in casa tre settimane prima contro l’Atalanta nella partita d’andata del II turno eliminatorio della Coppa Italia, il Genoa andò al riposo a Bergamo sullo 0-0, riuscendo a mantenere inviolata la porta fino alla rete di Cristiano Lucarelli I all’11’, a cui fece seguito sei minuti dopo quella di Paolo Foglio con un gran tiro dal limite dell’area di rigore. Nel convulso finale l’arbitro Lorenzo Branzoni jr. di Pavia mostrò il cartellino rosso a Lucarelli I per un fallo su Silvio Giampietro al 31’ ed undici minuti proprio al libero genoano e Marco «l’architetto» Sgrò (genoano di formazione calcistica, ma mai schierato in partite ufficiali dei rossoblù) «salì in cattedra» con una punizione vincente dal limite dell’area di rigore al 42’ e l’assist decisivo ad Angelo «il Fiammingo» Carbone, la cui segnatura al 44’ evitò la disputa dei tempi supplementari.

Venerdì 28 aprile 2000 – Genoa-Atalanta 2-1 – Davide Nicola fa incassare una rete all’Atalanta e… un bacio a una poliziotta!: L’attuale allenatore del Genoa, Davide «Didi» Nicola, balzò alla notorietà, «amplificata» dal fatto che la partita in questione fosse quella di Serie B trasmessa come anticipo del venerdì sera da TELE + (canale a pagamento del digitale terrestre), per la sua esultanza al “Luigi Ferraris” dopo la rete dell’1-0 all’Atalanta, la sua prima da professionista (al 28’ del primo tempo «imbucata» di Pietro Marco Strada sr. e diagonale vincente di destro in scivolata sull’uscita bassa di Alberto «Jimmy» Fontana) con la corsa verso una poliziotta, seduta su una panchina nel «campo per destinazione» oltre la linea di fondo dal lato dei Distinti della Gradinata Nord, dai tratti somatici simili a quelli di «Betty», un’amica di famiglia, «sublimata» da un tuffo e una bacio sulla guancia sinistra della donna. Tra il 39’ e il 43’ della ripresa due colpi di testa di Fausto Rossini e, su punizione dalla destra di Ruotolo, di Vincenzo Torrente riportarono le sorti dell’incontro prima in parità e poi definitivamente a vantaggio dei padroni di casa.

Domenica 17 maggio 2015 – Atalanta-Genoa 1-4 – Il Grifone di Gian Piero Gasperini «serve il poker» a Bergamo: Passata in vantaggio dopo diciassette minuti di gioco con un calcio di rigore decretato dal signor Andrea Gervasoni di Mantova per un «gratuito» tocco con il pugno sinistro alzato in un salto scoordinato da parte dell’argentino Nicolás Andrés «Padroncito» Burdisso I e trasformato dal cileno Mauricio Ricardo «Pinigol» Pinilla Ferrera (il cileno, che aveva giocato nel Genoa fino all’incontro perso 0-1 in casa con la Roma domenica 14 dicembre 2014, dopo aver realizzato il calcio di rigore, non esultò e fece un cenno di scusa verso i tifosi rossoblù), l’Atalanta venne travolta dalla reazione del Genoa di Gian Piero «Gasperson» Gasperini alla ricerca della qualificazione all’Europa League, poi non concretizzatasi, a dispetto del sesto posto finale, per il mancato ottenimento della licenza U.E.F.A.: al 29’ ci fu il pareggio con un colpo di testa di Leonardo «il giovane Pavoloso» Pavoletti su cross dalla destra di Andrea «Berto» Bertolacci, autore al 12’ della ripresa della seconda rete con un diagonale di sinistro in una sorta di «rigore in movimento» dopo avere evitato con un «tunnel» l’intervento difensivo di Nicolò Cherubin, dopodiché il risultato prese la sua forma definitiva grazie a una doppietta al 15’ e al 27’ dello spagnolo Iago «Iago Falque» Falqué Silva con due dosatissimi diagonali di interno sinistro «a giro» – il primo rasoterra e il secondo, davvero stupendo, «a togliere la ragnatela» dall’incrocio dei pali – qualche metro dentro l’area di rigore.

Domenica 2 aprile 2017 – Genoa-Atalanta 0-5 – La Dea di Gian Piero Gasperini maramaldeggia a Genova: Passato al sodalizio bergamasco nell’estate del 2016, Gasperini «servì il pokerissimo» alla squadra da lui guidata per otto stagioni agonistiche (sei delle quali completamente, fatto mai accaduto nella storia del Genoa dal 1996/1997, quando Attilio Perotti sr. guidò la squadra in tutte le quattro partite della Coppa Italia e le trentotto del Campionato): le reti dei giovani Andrea Conti (con una splendida rovesciata di destro da sette metri su cross dalla sinistra di Leonardo «Leo» Spinazzola) al 24’ del primo tempo e Mattia «Colder» Caldara al 31’ della ripresa si accompagnarono alla tripletta dell’argentino Alejandro Dario «el Papu» Gómez al 32’ del primo tempo (su rigore) e al 17’ e al 37’ della ripresa, facendo passare una domenica meravigliosa ai tifosi dell’Atalanta (che quel giorno stabilì il record di divario di reti negli incontri tra le due squadre), convintamente, ma anche beffardamente nei confronti dei rivali, inneggianti al loro nuovo allenatore, e da incubo a quelli del Genoa, che giocò l’ultima mezz’ora in dieci per l’espulsione decretata per proteste dal signor Claudio Gavillucci di Latina a Pinilla Ferrera per avergli rivolto una frase irriguardosa.

 

Stefano Massa